giovedì 23 luglio 2015

Io non sono il mio corpo, sono la mia mente

Affrancarsi stabilmente dal tedio della quotidiana abitudine.
Credo, anzi, sono profondamente convinto che questo debba essere il dovere di ciascun essre umano per poter sperimentare o almeno tentare, giorno dopo giorno, di introdursi in un pertugio lasciato dall'intricata vastità della natura e garantirsi così di assaporare almeno in parte la sconfinata bellezza dell'esistenza.
Apparirà forse bizzarro, quasi insensato il mio tentativo di varcare le soglie della conoscenza direttamente lì dove questa prende forma, lì dove viene ideata, plasmata e resa viva: quell'ammasso di acqua e fragile materia che noi chiamiamo cervello. E' forse l'avventura esplorativa più azzardata e non chiaramente delineata tra le tante tentate dall'uomo, ma sicuramente a mio modesto parere tra le più affascinanti. In qualità di essere umani, siamo indotti a ricercare il perchè del nostro fare, i motivi del nostro vivere o semplicemnte siamo spronati a capirci; si tratta di una continua ed instancabile ricerca in cui il nostro cervello è sia esploratore che oggetto esplorato, sia ricercatore che ricerca: insomma, il protagonista (in)consapevole della nostra identità. Si potrebbero leggere queste ultime parole come banali voli pindarici su questioni impalpabili e assolutamente prive di una base sicura e comune: ma è proprio questa l'enorme valenza dell'essere umano! La capacità cioè di ricercare in sè stessi il motivo comune al nostro fare, e sopratutto al nostro essere.
Da qualche tempo a questa parte, grazie ai miei primi approcci da studente di medicina, riconosco come valida ed efficace la possibilità di usare la neurologia come filtro ideale per schermare la mia visione delle cose. Si tratta infatti di una branca che con i suoi innumerevoli e infiniti tentacoli cerca di trovare una sorta di legame univoco tra la cultura scientifica e quella umanistica, cardini della nostra identità di abitanti del mondo. Spero davvero, un giorno non troppo lontano, possa diventare il fine primo dei miei studi.
Se ognuno di noi ora si fermasse anche solo 10 secondi e si mettesse a pensare all'enorme significato del''essere umani', di quanto grandiosa sia l'esistenza di ognuno di noi con tutte le sue colorate sfaccettature, di come imprescindibile sia il ruolo di dolci ricordi associati a immagini personali o fragranze uniche, di quanto sia speciale la sonorità che ogni essere vivente crea ed esprime per entrare in contatto con un suo simile, di come meraviglioso sia innamorarsi e far così assumere a lei un significato troppo profondo che non si riesce a spiegare...ok forse 10 secondi non sono sufficienti, ma provateci: ne vale la pena.
In ogni caso, non dobbiamo temere le facoltà del nostro cervello, dimora, talvolta, di angosce e ansie irrefrenabili, di pensieri o volontà che seppur appena accennati paiono disgustosi e non nostri, quasi che fossero stati voluti da qualcosa dentro di noi ma non accettati da noi e dalla nostra coscienza: non dobbiamo etichettarlo con astio come mostruoso tumore dell'universo (Jean Rostand) solo perchè esprime aspetti sconosciuti del nostro io. Ma è forse la versatilità di questo semplice quanto intricato complesso neuronale, che risulta essere affascinante!

La necessità di scoprire e valutare la bellezza del nostro io, deve essere perciò affrontata intuendo nelle neuroscienze un alleato formidabile per la scoperta del perchè del nostro vivere quotidioano, dei motivi che ci portano a compartarci in certi modi, cosiccome capire non solo l'eziologia ma anche lo sviluppo psicologico delle malattie che possono affliggere il sistema nervoso centrale. Questo sarà il mio compito: cercare di analizzare alcuni disturbi neurologici/psichiatrici, intercalando qua e la qualche divagazione di pensiero, proprio per sottolineare il valore che per me ha l'esplorazione neurologica del sè.


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