martedì 8 dicembre 2015

La musica, armonia dell'anima. (A.Baricco)

Chi di noi non ha mai sperimentato nella musica un alleato insostituibile da adottare in momenti critici delle proprie giornate? Perchè si concretizza sempre più frequentemente questa spasmodica ricerca della musica anche nei momenti meno opportuni o semplicemente quando si hanno due minuti di tempo libero?
Non credo sia un mero desiderio di estraniamento socioambientale, sono invece convinto dell'effetto edificante e non secondario che le sonorità più disparate hanno nei confronti del cervello oltre che per i ben noti effetti a livello organico come l'influenza sul battito cardiaco, la pressione sanguigna, la respirazione (maggiore quantità di O2 disponibile per i vari distretti corporei) il livello di alcuni ormoni, in particolare quello dello stress, e le endorfine.

Il tutto a evidenziare in modo inequivocabile che la musica è una dimensione totale che si concreta attraverso le metodologie più disparate; ma concentriamoci sugli effetti a livello cerebrale.
Da tempo ormai si conoscono i cosiddetti effetti psicologici, direttamente associati alle peculiari qualità del suono:
  • Altezza: un suono acuto genera una maggior tensione nell'ascoltatore, viceversa un suono meno acuto comporta minor tensione.
  • Intensità: un suono più forte ha un effetto energizzante, più debole rilassante.
  • Timbro (legge di Young): con braccio rilasciato e dita ricurve si produce un suono in cui prevalgono gli armonici consonanti, suono che l'ascoltatore avverte come pieno, rotondo, ricco; viceversa, tenendo il braccio rigido e le dita tese si produce un suono in cui prevalgono gli armonici dissonanti, suono che l'ascoltatore interpreta come povero, rigido, spigoloso.
  • Ritmo: regolare ha un effetto stabilizzante; irregolare (durate varie) destabilizzante.
  • Tempo di esecuzione: veloce ha effetto eccitatorio, moderato comporta un'atmosfera serena.
  • Melodia: costruita su gradi congiunti provoca vissuti piacevoli, viceversa provoca disagio.
  • Armonia: consonante si ha un senso di stabilità, di calma, di conclusione; dissonante inquietudine, tensione, di aspettativa.
Realtà ben note da tempo, cerchiamo allora di scoprire le novità in questo neurosettore in sempre più rapida crescita e che coinvolge sistematicamente anche la nostra visione di percezione sensoriale cognitiva dell'evento stesso. 
erRe
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/salute/musica-benefici.html

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/salute/musica-benefici.html

Recenti studi (Valorie N. Salimpoor e colleghi del Montreal Neurological Institute della McGill University nell'aprile 2013) hanno dimostrato che sottoponendo musica ignota ad alcuni volontari, la fRMI evidenziava sistematicamente l'attivazione funzionale del nucleus accumbens, agglomerato cellulare che assume un ruolo di primo piano nella via serotoninergica del sistema reticolare attivante atto a indurre gratificazione.
Il coinvolgimento del nucleus accumbens conferma recenti indicazioni del fatto che l'effetto emotivo della musica attiverebbe meccanismi di aspettativa e di anticipazione di uno stimolo desiderabile, mediati dal neurotrasmettitore dopamina: quando si tratta di un brano già familiare, il meccanismo dell’aspettativa sarebbe evocato dall'anticipazione mentale dei passaggi più godibili. Nella ricerca di Salimpoor e colleghi, tuttavia, la musica non era conosciuta, ma la risonanza magnetica funzionale ha mostrato che le aree attivate e la mediazione dopaminergica erano le stesse dei brani già noti. La causa, secondo i ricercatori, è una “conoscenza implicita” della musica, ottenuta nel corso degli anni interiorizzando la struttura della musica caratteristica di una certa cultura.
La musica assume così un ruolo totalizzante nella dimensione di gratificazione pacifica dell'essere, e altre ricerche spingono su questo fronte evidenziando come il nostro cervello sia fisicamente cablato sul ritmo musicale. Infatti, quando ascoltiamo una musica, le oscillazioni dell''attività elettrica del cervello si sincronizzano con il suo ritmo e l'esperienza musicale sembra rendere questa coordinazione più precisa anche nel caso di ritmi lenti. La scoperta è di due ricercatori della New York University, in collaborazione con il Max Plank Institute di Francoforte.
Che il ritmo dell'attività cerebrale potesse sincronizzarsi su stimoli esterni era già noto, per esempio alcune oscillazioni sembrano coordinarsi con il linguaggio ascoltato per garantire un saldo aiuto al cervello per trasformare un flusso continuo di suono in una sequenza di elementi distinti, propri del linguaggio, permettendo di comprendere quello che ascoltiamo. Anche nel caso della musica la modulazione dell'attività della corteccia cerebrale sul ritmo musicale sembra legata alla capacità di percepire i brani musicali: una maggiore coordinazione tra ritmo cerebrale e musicale è associata al migliore riconoscimento delle note in alcuni esperimentio condotti su non musicisti. Quando hanno ripetuto il test su musicisti, i ricercatori hanno osservato che la maggior esperienza e familiarità con la musica sembra accentuare la sincronizzazione delle oscillazioni con i brani ascoltati garantendo anche effetti psicologici non secondari.
Una capacità innata di amare la muscia e un cablaggio fisico delle rete neuronali sulle note di un qualsiasi pezzo musicale sia esso Hello di Adele o Sultan of swing dei Dire Straits: è forse questa la base ontologica del piacere musicale?
La valutazine che viene fatta della musica non può tuttavia ridursi a un semplice esperimento, anche certi pensatori illustri ci possono dire la loro per permetterci di avere un quadro molto più ampio per poter considerare la musica una dimensione assolutamente insostituibile nella quotidianità della nostra vita.
Platone in primis.
Dalle opere di Platone risulta chiara la sua idea di un legame stretto tra filosofia e musica. Nel “Fedro”, ad esempio, il musicista e il filosofo sono accostati in virtù della somiglianza delle loro anime. Nel “Fedone”, Platone parla della filosofia come di “musica suprema”. Nella “Repubblica”, infine, si allude ai continui sforzi compiuti dall’uomo per salvaguardare “l’armonia interiore”. Nella “Repubblica”, Platone dice che l’uomo incolto è colui che non è stato iniziato né alla musica né alla filosofia, e che perciò disprezza sia i discorsi sia l’arte dei suoni. Inoltre, parlando della storia greca, il filosofo sostiene che l’antica saggezza dei greci si è sempre interessata alla musica, forse perché essi credevano che gli Dei stessi fossero abili musicisti. Comunque un significato più concreto dato alla pratica musicale accomuna molte proprietà, come l’arte, l’intelligenza, la tecnica, il mestiere. In poche parole per Platone la musica non è solo estetica, ma è anche istruttiva e formativa.
Se però le parole di Platone possono risultare essere didattiche e quasi distaccate dal profondo significato che possiamo attribuire al valore della composizione musicale, permettetimi di concludere con il pensiero di A.Schopenhauer. Nonostante venga riconosciuto come uno dei filosofi più 'tristi' della storia, Schopenhauer è rimasto così abbagliato dal valore della musica che ne ha esaltato le virtù più deliziose: 'la musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse piú: cosa che non si può dire delle altre arti.'  (Il mondo come volontà e rappresentazione).
Per cui, oltre alla dimostrazione neurofisica del valore della musica, lasciamoci cullare dalle note che rendono la nostra anima serena perchè la musica e’ l’unica arte che va oltre la materia, l′unica che può esistere anche senza il mondo. E’ molto profonda, perché’ non esprime semplicemente un’idea, ma e’ l’essenza stessa del pensiero e dell’esistenza.