sabato 24 dicembre 2016

Primum non nocere (Ippocrate)

Dopo un lunghissimo periodo di pausa, causa esperienze di tirocinio e esami da preparare, eccomi qua ad aprire un nuovo capitolo di questo 'blog' che tratterà di libri che risultano essere collegati con la medicina nei modi più disparati e che mi hanno lasciato un'impronta tutt'altro che leggera.

In questo magico giorno che precede il Natale, non posso non pensare a un libro che starebbe ad hoc sotto l'albero di un neurofanatico come me. Si tratta di Primo non nuocere di Henry Marsh.Edito nel gennaio 2016, racconta con vividi particolari e profonde riflessioni l'esperienza di vita del dottor Marsh, primario di neurochirurgia di un ospedale di Londra.
Ogni capitolo del libro rappresenta un caso, che il dott. Marsh racconta in prima persona spiegandoci, spesso in modo molto dettagliato, gli interventi ma soffermandosi anche sul lato umano, sulle sue paure, sui suoi dubbi, sulla necessità di prendere a volte decisioni terribili, operare oppure no, sull'incapacità di staccarsi dai suoi casi tanto da far andare a monte il proprio matrimonio.


Cosa significa essere un neurochirurgo?
Come ci si sente ad avere in mano le sorti di una persona, mentre ci si apre un varco tra la materia grigia che ne genera i pensieri, i sentimenti e le emozioni? 
E, se qualcosa va storto, come si convive con le conseguenze? 

È ciò che scopriremo attraverso le pagine di questo libro, la confessione sincera e intensa di un famoso neurochirurgo inglese che, alla luce dell’esperienza quarantennale, rievoca le vittorie nelle battaglie combattute al fianco dei pazienti, ma anche le inevitabili sconfitte, gli errori e i fallimenti. 
Primo non nuocere è la narrazione di una professione eroica, chiamata a confrontarsi ogni giorno con i momenti di maggiore fragilità dell’essere umano, a prendere decisioni cruciali che, in un modo o nell’altro, cambieranno il destino dei pazienti, ma anche del medico stesso che porterà sempre con sé le storie di gioia o di dolore delle persone che hanno confidato all’abilità delle sue mani e alla generosità del suo cuore le loro vite in pericolo.


Chi, come me, è affascinato da questi argomenti non potrà rimanere indifferente a questa lettura; chi invece è ipocondriaco oppure si impressiona facilmente pensando ad operazioni  forse è meglio che giri al largo da questo libro.
Il fascino di questo libro trascende la descrizione dettagliata di ogni singolo intervento in quanto l'autore si sofferma più e più volte sul risvolto umano della sua professione. 
Da studente di medicina, da vivido appassionato delle neuroscienze e da amante della vita non posso che consigliare questo libro proprio per la sua completezza: se avessi io un maestro così sarebbe unico; ma anche solo avere avuto il privilegio di ammirare in prima persona le gesta di un eroe del suo calibro, non ha paragone.
E per dirla tutta, ha gettato in me il seme la possibilità di perseguire la strada di una professione entusiasmante, elettrizzante e tuttavia mai scevra di rischi e difficile scelte.


Allego qui un link su un documentario riguardo la vita e l'esperienza dell Dott.Marsh 

martedì 16 agosto 2016

Coloro che vivono d’amore vivono d’eterno. (E.Verhaeren)

Quando nasce un'amore vorremmo che durasse in eterno.
Poi, con il tempo, spesso c'è chi si rassegna all'idea che la passione debba cedere il posto a una relazione più tranquilla, dove lo spirito cameratesco si fonde con una complice tenerezza; sempre che non si tratti della velata constatazione di una crisi che può condurre alla rovina.
Forse però, questa visione dell'amore non è la migliore.
Io sono fermamente convinto che la possibilità di creare un legame stabile e duraturo possa sussistere concretamente, alla faccia di un mondo che ci impone la vuota necessità dell'essere funzionale, rapido e non perditempo.
E cercherò di convincervi che amare davvero, è ancora possibile!



Partiamo da una domanda: quale è il genere di amore in grado di garantire una felice sicurezza nel futuro?
Banale, ma forse chiara potrebbe essere la definizione data da una psicologa americana, B.Frederickson, che lo tratteggia con le tinte di un'emozione suprema, un sentimento indispensabile e ricco di benefici che si può coltivare grazie a particolari pensieri, gesti o sensazioni concepiti nel nostro intimo.
Ma quale amore è così vasto?
Anche per i filosofi antichi, il quesito non aveva facile risposta. Loro infatti distinguevano tre forme: Eros, l'amore passionale e possessivo destinato a spegnersi, Philia, l'amore che vuole la felicità dell'altro e non solo la propria ampliato anche alle relazioni genitori-figli e Agape, l'amore altruista in grado di amare senza possesso nè limiti.
Ed è forse proprio quest'ultima definizione, tanto vaga quanto decisa, che è forse quella che più si riallaccia all'emozione suprema. Non a caso si tratta della forma di amore più difficile, la più lontana dalle nostre abitudini e dai nostri automatismi: di solito infatti siamo portati a conoscere gli altri per poterli amare quando invece dovremmo mostrarci anche capaci di amare per conoscere.
Questa realtà può tradursi quasi in una considerazione del rapporto amoroso quasi come una forma di risonanza positiva tra i due individui, mi spiego meglio. E' necessario essere realisti: l'amore è un'emozione e in quanto tale e effimero e labile. Credo però che l'amore che dovremmo perseguire si definisca passo passo attraverso la possibilità del rinnovamento, come se la ciclica e mai annoiata ripetizione di micromomenti di amore possano nutrire la relazione, arricchirla, consolidarla, renderla piacevole da vivere. Riattivare e rinnovare (perchè no, anche per tutta la vita) queste dimensioni, credo garantisca la durevolezza dell'amore.
Sono addirittura stati fatti diversi studi di psicologia che dimostrano come coppie felici e ben assortite svolgono molte attività in comune, condividendone le emozioni piacevoli e permettendo in questo modo di stimolare il nostro sistema della ricompensa: gruppi di neuroni adibiti al senso del piacere e che spingono alla ricerca di novità e che sono perciò in grado di produrre un sentimento d'amore capace di durare decenni.
Ma cosa succede di preciso tra chi condivide momenti del genere?
Lungi da me la volontà di rendere fredda e asettica una tematica così calda e spensierata con una descrizione scientifica, credo che definire l'anatomia funzionale dei circuiti preposti alla realizzazione di questo mistero sottolinei ancora una volta come il nostro cervello sia un qualcosa di meraviglioso.
Lobo dell'insula
Le interazioni positive fra due persone provocano una risonanza nei loro cervelli tradotti in segni di sincronia elettrica a livello dell'insula (area adibita alle emozioni e alla consapevolezza corporea).Durante uno studio condotto al Max Plank di Lipsia, sono state riconosciute le aree cerebrali che si attivano proprio in questo contesto: striato ventrale e corteccia orbitofrontale mediana. Ciò dimostra che più c'è ascolto e complicità (più amore insomma) più i cervelli sono sincronizzati!
Questa costruzione di un legame positivo è considerata da alcuni studiosi come un unico atto compiuto da due cervelli.
Ma come favorire questi momenti di complicità risonante?
Ritengo che la prima regola fondamentale sia gentilezza e altruismo, il partner è una lei/lui di cui ci dobbiamo prendere cura, di cui dobbiamo preoccuparci in un generale andamento di condivisione e generosità: consacrare tempo ai momenti vissuti insieme, ascoltarsi reciprocamente, vedersi, amarsi. Cruciale è anche condividere emozioni positive: ridere insieme, fare scoperte interessanti e inaspettate, sono certo garantiscano la durata dell'amore.
Per cui, se i micromomenti di amore sono favoriti da queste strategie d'approccio, può essere un bene prepararsi a accogliere al meglio questi momenti.
Fondamentali sono le intenzioni: essere cioè convinti che l'amore sia un valore essenziale nella nostra esistenza. Un valore è un obiettivo investito di senso, che consideriamo gratificante e prioritario, indipendentemente che questo vada controcorrente. La società contemporanea infatti tende a perseguire valori materiali, potere, status e successo, che non riescono mai a garantire uno stato di felicità duraturo. Ribelliamoci così a questa fredda e indefinita esistenza e imponiamo con coraggio nelle nostre vite la voglia di credere in un amore che duri, nonostante tutto e tutti.
Attenzione però ai modi con cui cerchiamo di perseguire suddetto obiettivo: amare una persona non deve ridursi a renderla il pavimento sotto i nostri piedi o la chiave di volta che regge l’arco, amare non è una necessità, amare è una volontà.
Garantire la durevolezza di una relazione, basandola su false e cedevoli fondamenta è un rischio da non correre: amare una persona perché se ne ha bisogno è l’atto più egoista che una persona possa permettersi di compiere, e con l'egoismo non si può garantire vita alla vita.
Amare perché si ha voglia di farlo, al contrario, è l’atto libero che trasforma una relazione in una scelta.
Poter scegliere è forse il più grande dei doni da fare sopratutto alla persona amata. Se già scegliere è forse una delle possibilità più belle che la vita può offrire, essere scelti da qualcuno è la cosa più tremendamente bella che si possa ricevere, la cosa più grande che ti possa capitare.
L’amore non è il pezzo che completa il puzzle, ma è il puzzle che si decide di costruire con l'aiuto di due menti.
L’amore non è l’acqua per l’assetato, ma è il drink che decido di bere perché mi piace il suo sapore.
L’amore non è la fiamma che si accende, ma è il fuoco che decido di far divampare.




Coldplay Up & Up


We’re gonna get it, get it together
I know, we’re gonna get it, get it together and float
We’re gonna get it, get it together and go
Up, and up, and up