martedì 14 gennaio 2020

Maxima debetur puero reverentia (Giovenale)

Nel mio corso di laurea, vengono limitati i contatti con i pazienti pediatrici: un tirocinio di qualche settimana presso l’ambulatorio di un pediatra di base e nulla di più.
Ti può capitare di entrare in contatto con qualche paziente pediatrico se frequenti un reparto specialistico per il tuo progetto di tesi, altrimenti non vedi l’ombra di un pargolo durante i 6 anni.
Frequentando il reparto e la sala di neurochirurgia, ho avuto modo di entrare in contatto con piccoli pazienti e credetemi se vi dico, sono state esperienze umanamente profonde, anche se vissute al margine del mio semplice ruolo di interno.

Non penso che mi dimenticherò facilmente degli occhioni azzurri di P.
Né ora né in futuro.

Siamo nei giorni che precedono il Natale. 
Fuori aria di neve.
Lo strutturato di guardia (dr. D) che seguivo quel giorno viene chiamato in PS per una consulenza pediatrica.
"Sarà la solita caduta da seggiolone, per cui madre, padre, nonni, vicini, parroco e chi più ne ha più ne metta si preoccupano e si mobilitano perché il pargolo piange! Che scocciatura, vabbè dai accompagnami."
Un po' titubante dall’atteggiamento indolente del medico, lo seguo giù in PS.
Un vortice di scale e corridoi infiniti ed eccoci.
Spalanchiamo le porte di vetro e veniamo scaraventati in un turbinio di voci, lingue, odori, volti, emozioni che trasudano, insofferenza, ansia, paura...

Con passo svelto ci dirigiamo alle stanze dedicate all’osservazione di pazienti pediatrici.
Eccola.

P. è una bambina di 14 mesi. 
Una bellissima bimba con un simpatico ciuffetto biondo su un viso dalle gote rosse. Sul lettino non fa che agitarsi e piangere, un pianto inconsolabile nonostante le attenzioni di due giovani genitori, spaventati per non riuscire a trovare la soluzione alla sofferenza della loro prima figlia.
Convinto della sua premonizione, il dr. D allontana in malo modo l’internista di PS che aveva accettato la piccola paziente e le si avvicina andando a cercare sul cranio un'eventuale frattura affondata per il trauma. 
Non c’è nulla.
Con un’espressione di stupore mista a rabbia dipinta su quel volto paonazzo, il dr. D chiede spiegazioni al medico. 
Non c’è stato alcun trauma. I genitori, apprensivi, avevano notato da qualche giorno una sfumata emisindrome destra, oltre che inappetenza, irritabilità e quel pianto disperato.
"Non è mai stata così, dottore ci dica che va tutto bene!"

Ed ecco incrocio lo sguardo della madre.
Uno sguardo da cui sembrava poter leggere l’anima di quella povera donna. 
Spaventata.
Terrorizzata.
Ed io più di lei, cosa potevo dirle in una situazione del genere? Che sguardo potevo ricambiare?

Quel frastornante silenzio di attesa per una risposta speranzosa, viene rotto dal baldanzoso dr. D che visita accuratamente la piccola: conferma l’emiparesi moderato-severa destra, pupille normoreagenti e isocoriche (sempre una benedizione quando quella fredda lampadina non ci svela variazioni pupillari millimetriche, foriere di sventure), motilità oculare estrinseca in ordine, non apparenti deficit ai nervi cranici, fontanella anteriore ancora aperta e normotesa.

Un esame obiettivo neurologico che insospettisce il sempresicurodisè dr.D.
"E’ piccina ma non possiamo prescindere da farle una TC."

I genitori sono giovani, si guardano.
In quello scambio di sguardi emerge tutta la preoccupazione di chi ha capito che questo sarà un Natale diverso. 
Sta per succedere qualcosa.

Viene eseguita in urgenza la TC encefalo che dimostra la presenza di un voluminoso complesso emorragico fronto-parietale sinistro con associato ipodensità perilesionale di non univoca interpretazione e un’immagine cistica cercinata nel contesto della lesione emorragica.
Paroloni che si traducono solo in un necessario primo passo: ricovero nel reparto di neurochirurgia per osservazione clinica e impostazione di una strategia terapeutica.

Qualche telefonata organizzativa, due parole rapide ai genitori e in men che non si dica la piccola P. è nella camera 112. 
Piange. Ancora.
E mamma e papà si alternano per prenderla in braccio e provare a consolarla.

In questo frenetico scorrere di eventi, io sono lì, attaccato al camice del dr. D per cercare di carpire i passi da adottare in situazioni del genere. Avendo escluso con la TC la presenza di un’urgenza in atto, è necessario ora approfondire le caratteristiche di questa lesione intracranica.

Si sa, i tumori cerebrali sono la seconda causa di patologia oncologica in età pediatrica dopo le leucemie…

Le ore trascorrono, P. sembra essersi addormentata tra le braccia di papà.
Viene quindi trasportata in radiologia per eseguire una RM encefalo con e senza mezzo di contrasto.
Da Neuro-Oncology 16 - Nov '14
Caso simile a quello presentato
Non ci sono dubbi: si conferma la presenza in sede frontale precentrale sinistra di una grossolana area ovalare emorragica con sangue disposto a livelli e condizionante minimo effetto massa sulle strutture della linea mediana. Non può mancare un edema perilesionale che si accende con il segnale in T2, il gadolinio usato come mdc riconosce aree cercinate più o meno estese di enhancement sulle quali il radiologo refertante però non si espone.

E’ una bambina, chi vuole esporsi?
 
Il dr. D è ovvio.
Presa visione delle immagini, lo osservo.
Lo vedo cambiare.
Una ruga che prima non c’era sembra aver rovinato la serena spavalderia che tanto lo caratterizzava.
Sospira. Mi guarda.
Mi mette una mano sulla spalla. Sento tutto il peso della scelta che sta per fare, della responsabilità che il suo ruolo come medico e come essere umano gli impone di perseguire.
"Sei davvero sicuro di voler fare questo lavoro? Non è sempre come insegnano sui libri, sai? Coraggio, umiltà, incoscienza consapevole, umanità. Quando ci sono situazioni come questa, vorrei tornare ad essere quel 19enne borioso e scegliere di andare a lavorare in banca con mio padre piuttosto che.. 
Su, seguimi."

Paralizzato o forse no.
I miei pensieri corrono alla velocità della luce, accesi da quest'ultima, autentica confessione.
Siamo nella 112.
Con estrema delicatezza dr. D espone la gravità del caso della piccola e di come sia necessario operare il prima possibile, non solo per fare diagnosi della lesione espansiva ma anche per togliere l’effetto massa, inevitabile in qualsiasi caso come quello.
I genitori si guardano. Una lacrima scompone i loro volti già provati da ore di estrema fatica.
Guardano il dr. D. 
Cercano la sua mano.
La trovano.
La stringono.

Sinapsi emotiva.

Rimango stregato.
Non è forse questo il vero senso di essere medici?

La mattina seguente, di buon ora, mi ritrovo con il dr. D e lo specializzando di turno in sala operatoria.
Non vi posso tradurre a parole la sensazione di vedere quel piccolo corpicino steso sul letto operatorio. 

Viene girata sul fianco destro con il capo ruotato a destra fissato con la testiera a 3 punte. 
Delicatamente.
Si conferma la proiezione superficiale del tumore con Neuronavigatore.
Rasatura estetica, disinfezione della cute.

Ci siamo.
08.40. Antivigilia di Natale.

Con incisione a C fronto-temporale sinistra, si scolpisce un lembo craniotomico con due fori di fresa anteriormente e con il passaggio del craniotomo.
Non si è mai troppo sicuri e aprire il cranio significa creare minimi spostamenti, quello che si chiama in gergo brain shift: tramite una sonda ecografica, poggiata direttamente sul parenchima cerebrale, si osserva e si descrive il complesso emorragico-cistico. 
Procediamo. La lesione è lì che aspetta di scomparire.
Apertura durale e sua appensione circonferenziale. 
Il cervello appare edematoso, sofferente. Attraverso una corticectomia frontale al davanti dell'area motoria si evacua progressivamente l'ematoma ed una serie di formazioni cistiche le cui pareti sono grigiorosacee. Dr. D storce il naso, ho imparato a conoscerlo anche sotto quella mascherina: non hanno un bell’aspetto. 
Ma procediamo con ordine. E’ un inutile sforzo mentale pensare a cosa sarà.
Intanto liberiamo il cervello da quel gravoso effetto massa.
Il cervello appare infatti deteso. Emostasi per coagulazione bipolare, irrigazione con fisiologica ed apposizione di Surgicel. 
Per sicurezza, usiamo ancora la sonda ecografica: controlliamo l’effettiva e integrale asportazione della lesione emorragica. 
Sintesi durale. 
Si riappone il lembo osseo fissandolo con 3 placche riassorbibili. Drenaggio sottogaleale tunnellizzato posteriormente. Sintesi per piani come di consueto e della cute. 
Medicazione leggermente compressiva eseguita sterilmente. 

12.07. Antivigilia di Natale.

Seguo il dr. D che si avvia dai genitori in trepidante attesa al di fuori delle porte scorrevoli del blocco operatorio. 
"Tutto è andato alla perfezione, la perdita ematica è stata minima, adesso dobbiamo aspettare l’esito dell’esame istologico sulla lesione asportata".

È un tripudio di pianti, abbracci, grazie profusi con intensa umanità.
Mi abbracciano.
Io non ho fatto nulla.
Eppure, mi abbracciano. Ricambio l’abbraccio.
È autentico. È umano.

P. si risveglia dalla sedazione. Non deficit neurologici.
Nei giorni successivi migliora anche l’emiparesi destra. Motilità spontanea, vigile, ben reattiva.

È il 31 dicembre. È ora di tornare a casa. È ora di iniziare un nuovo anno.

L’esito dell’esame istologico non sembra essere molto dirimente. 
Vi ricordate quando il radiologo non voleva esporsi? Qui il patologo scrive che il quadro morfologico e immunofenotipico orienta verso una neoplasia di alto grado, tipo neoplasia embrionaria NAS (neuroblastoma con differenziazione neurocitica?), propone perciò di consultarsi presso un centro di alta specializzazione, per la prosecuzione delle cure.
Non si è esposto molto. 

È una bambina, chi vuole esporsi?

Il dr. D si è esposto.
Non sarà facile cancellare dalla memoria quel momento. Quell’umanità trasformata a gesti, quell’ autentico coraggio tradotto in concreto che si pone a baluardo di una vita dalle cui trappole non possiamo scappare.
Tempo, spazio, circostanze.

Esponiti. Sii umano. Sii autentico.

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