martedì 7 gennaio 2020

Ode alla craniotomia

Oggi primo vero giorno di rientro.
Non sono più in sessione, vero.
Non devo più usare una Giratempo Potteriana per trovare il modo di incastrare tirocini, internato di laurea, lettura di articoli per la tesi, studio per gli esami finali.
E’ strano leggere sul calendario 7 gennaio, e non sentire quella dolce ansia che mi ha cullato negli ultimi sei anni, come un persistente ronzio alla base, come di fondo è il silenzioso rumore delle onde alfa all’elettroencefalogramma.

Si, due mesi ed ecco l’esame di stato.
Si, sei mesi. Esame per l’accesso alla specializzazione.

Si, ma incredibilmente la mia ansia ha tinte sfumate.

Oggi ho iniziato l’ultimo tirocinio abilitante presso un medico di medicina generale.
Non è proprio il mio mondo, ve lo confesso apertamente.
Senza remore.
Tuttavia, oggi ho vissuto un momento di alienazione dalla realtà, una sensazione che sembrava la trama perfetta di una storia dalle tinte fantascientifiche.

Ora mi spiego, meglio.

È giunto in ambulatorio un paziente che, puntualmente, elencava al medico la sua personale ricetta della spesa, un Lasix di qua, un Pantorc di là… 
Quando ecco comparire, nella descrizione di questo lunga lista il nome commerciale di un farmaco che non si trova comunemente sugli scaffali di una farmacia di paese: Temodal.

Mai sentito?
Se usassi il principio attivo? Temozolomide? Aiuta?
Sono certo che, a parte i pochi di voi che frequentano un reparto di neurochirurgia o neurologia, questo nome non evoca alcun ricordo.
Si tratta di un agente chemioterapico antitumorale (alchilante, per la precisione) che si usa per il trattamento dei gliomi maligni (anche in pazienti pediatrici) e del glioblastoma multiforme e che può essere assunto per bocca.

E quindi?
Ebbene, avete presente quelle figure tanto misteriose quanto curiose, che inducono l’ipnosi attraverso l’uso di una parola? Forse l’ho visto in qualche film.
Poco importa.

Appena ho sentito Temodal, è come se la mia mente avesse azzerato tutte le interferenze del mondo circostante. 
Come se mi avesse isolato in una bolla e mi avesse riportato a quel freddo gennaio 2018, dove per la prima volta avevo letto di quel farmaco in una cartella clinica appoggiata con noncuranza sul carrello dell’anestesista nella sala operatoria di neurochirurgia.

Mi ricordo come se fosse ieri: paziente di 47 anni con patologia neoplastica cerebrale recidivante già in trattamento chemioterapico (eccolo il fantomatico nome) che, per il peggioramento della sintomatologia, era stato messo in programma per l’esecuzione di una craniotomia con asportazione gross total della lesione tumorale frontotemporale destra.

Sono ancora avvolto da quella nebbia, densa di nitidi ricordi.
Percepisco le voci ovattate del medico di base che chiacchiera di ferie con l’assistito, stanno per concludere, spero che la mia visione mi garantisca almeno di…

Si, eccola lì, l’esecuzione di una perfetta craniotomia con approccio pterionale.
È la porta di Narnia per accedere alla fossa cranica anteriore, la regione peri e soprasellare, l'opercula frontale e temporale, il giro orbitale e i poli frontale e temporale; ti permette inoltre di sezionare l'intera fessura silviana e quindi di dominare la circolazione anteriore e in parte posteriore. 

Posizione supina.
Spalla ipsilaterale al lato interessato, elevata.
Testa elevata di 10 ° - 15 ° sopra il livello del cuore.
Rasatura minima ai lati dell’incisione. Disinfezione con Betadine. Si posizionano teli sterili per incorniciare quella che sarà la sede dell’incisione, alla pari della cornice che viene posta con assoluta delicatezza attorno a un’opera pittorica.
Si segna con una penna dermografica sterile l’andamento che dovrà seguire l’incisione.
Si inietta un anestetico locale (lidocaina).
"Lama 10"
Viene incisa la cute, attraverso la galea.
L’incisione segue il percorso dalla linea mediana alla linea temporale superiore, a tutto spessore; seconda incisione dalla linea temporale superiore all'arco zigomatico, è coinvolto solo lo strato cutaneo e sottocutaneo per risparmiare la fascia temporale.

Emostasi. Sanguina. Parecchio
Posizionamento di clip Raney sui margini dell’incisione del cuoio capelluto per l’emostasi. 

E’ il momento della dissezione del muscolo temporale.
Si esegue quella a ‘uno strato’: con rapide manovre, il muscolo viene inciso con il bisturi elettrico lungo l'inserzione sulla linea temporale superiore. Un'altra incisione del muscolo viene eseguita verticalmente e posteriormente a quest'ultima. Quindi il muscolo viene staccato dal cranio. 
Questo, mi ricordo una voce lontana, permette di eliminare virtualmente il rischio di danneggiare il ramo frontale del nervo facciale.
 
Da northjerseybrainspine.com
Chi opera non ha un volto ben definito.
Io sono concentrato su quelle mani guantate, espressione di un’armonia in movimento pari a nessun altra forma d’arte.

Ora il cranio è ben visibile.
Splende, quasi, sotto la luce fredda delle lampade scialitiche, come la neve fresca in una curiosa giornata invernale sulla cima di un monte.

Si incide il periostio con il bisturi elettrico e lo si scolla dall'osso con un apposito strumento.
Una volta che l'osso è adeguatamente esposto vengono praticati dei fori con un trapano speciale ad alta velocità. Non buchi a caso.
Tre fori perfetti in altrettante sedi specifiche.

La prima trepanazione deve essere impostata tra la linea temporale superiore e la sutura frontozigomatica del processo orbitale esterno.
La seconda trepanazione viene eseguita sull'estensione più posteriore della linea temporale superiore.
Il terzo dovrebbe essere fatto sulla parte inferiore della parte squamosa dell'osso temporale.

Assurdo, sono passati due anni da quel freddo martedì ma il ricordo è così vivido…
Un po' come le emozioni più vere che non perdono mai il loro calore.

Dopo avere scollato la meninge sottostante dai fori praticati viene utilizzato il craniotomo che permette di creare un lembo osseo libero che espone completamente la dura madre sottostante. 

Che odore ha lo stridio dello strumento mentre si crea una breccia per accedere nelle profondità della mente, nel centro pulsante dell’animo di quel paziente?

A questo punto, la craniotomia è completa. Una volta controllata l'emorragia, è prevista l'apertura durale e la chirurgia intracranica può procedere…

"Sergio, lo visiti tu per favore?"

L’incanto si è rotto.
Sono stato riportato alla realtà.
Si è interrotto improvvisamente il corso del pensiero.
Barrage.

Questo viaggio ipnotico, quasi il parto di una mente lucidamente delirante, mi ha permesso di rivivere la mia prima volta, in quella sala, ad assistere a una craniotomia.

Sono convinto che questa sensazione vissuta è stata un po' come la traduzione reale di un concetto quasi metafisico, quasi da Camus: ho sperimentato una forma di assurda alienazione, che mi ha permesso però di riconoscere l’ineluttabilità di ciò che l’uomo può sperimentare quotidianamente. 
È infatti alieno a sé stesso. 
È però dotato della capacità, figlia della fragile umanità in cui versa, di non essere schiacciato, annichilito da questa presa di coscienza perché capisce che è quasi come una condizione essenziale perché la vita abbia dignità.

Ora mentre scrivo, ho tempo per rileggere e ripensare.
Impiego 4 minuti e 14 secondi per rileggere.
Si impiegano non tanti istanti in più per l’esecuzione di una craniotomia.

Vi rendete conto della maestosità del gesto?
Un inevitabile passaggio tecnico per accedere al parenchima cerebrale è divenuto un inaspettato espediente per interrogarmi sulla meraviglia insita nella fenomenologia intrinseca di un colpo deciso di trapano.
Plasmare una fenditura per raggiungere non una matassa di materia organica, quanto piuttosto il fulcro nodale dell’essere, la sostanza primigenia che forgia ciascuno di noi. 
In 5 minuti scarsi.

E tu, cosa puoi fare nei prossimi 5 minuti?

Da Wikipedia

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