Pensare quindi di prevaricare questi limiti può apparire strano.
Folle.
Geniale.
Forse una delle definizioni moderne di assioma in ambito medico è l'utilizzo dell'anestesia in qualsiasi intervento chirurgico, che permette al chirurgo di agire in completa sicurezza e altrettanta libertà di movimento, mentre il collega anestesista si preoccupa del mantenimento dei parametri vitali.
Ma se vi dicessi che questa realtà indiscutibile è assolutamente reversibile?!
E' passato del tempo da quando ne ho avuto la prova.
Ma ancora oggi, mentre ripercorro con la mente quel giorno, mentre ne scrivo, è un turbinio di emozioni: pelle d'oca, batticuore, qualcosa d'indescrivibile.
Sto parlando della magia (si ragazzi, è proprio una vera e proprio magia!) dell'awake surgery.
Si tratta di un approccio chirurgico che si pone come valida alternativa nel trattamento di tumori cerebrali, soprattutto per quelli a basso grado: in questa situazione la notevole differenza rispetto all'usuale tecnica è che il paziente viene svegliato durante l'esecuzione dell'intervento stesso.
No, non ho sbagliato a scrivere: viene SVEGLIATO!
La prima volta che me ne hanno parlato pensavo mi stessero prendendo in giro!
E invece no.
Fantascientifico ma altrettanto reale.
Scansione di RM, rappresentante un caso analogo pubblicato su Journal of Neurosurgery (Sollmann, N. et al, 118 - 2013). |
L'obiettivo, essendo spesso una lesione a basso grado, è proprio quello di massimizzare l'asportazione, cercando di estirpare tutta la massa senza ovviamente lasciare reliquati o deficit neurologici al paziente. Non si configura perciò come nelle lesioni a alto grado che, con l'approccio della gross total resection, richiedono un'asportazione il più ampia possibile per rallentare l'evoluzione della malattia.
La localizzazione però è spesso insidiosa, come nel caso che vi riporto: un uomo con lesione in sede fronto-opercolare sinistra con evidente coinvolgimento delle aree del linguaggio.
Ecco quindi che l'approccio awake è inevitabile per garantire un miglior risultato chirurgico.
La sala quel giorno era stracolma.
Saettavano occhi carichi di ansia mista a trepidazione, a testimonianza della consapevolezza che stava per accadere qualcosa di unico.
Infermieri fibrillanti per la nuova disposizione dei vari strumenti.
Neuropsicologhe pronte a testare intraoperatoriarmente la persistenza delle funzionalità neurologiche di base.
Anestesisti più preoccupati che emozionati, perché se 'se non si sveglia prontamente è colpa mia!'
Chirurghi carichi come non mai, pronti a dare uno spettacolo memorabile.
Tutto pronto. Tutti ai blocchi di partenza. Via!
Il paziente è completamente sedato, intubato.
Con abilità forgiata dall'esperienza, i chirurghi operatori cominciano a incidere la cute, dopo aver identificato con precisione la sede del tumore grazie all'ausilio del neuronavigatore, e arrivano rapidamente alla superficie ossea del cranio.
Mano al craniotomo e in men che non si dica, è già stato messo a nudo il cervello rivestito dalla sola dura madre.
A questo punto, si erge imperiosa la voce dell'operatore che con un emozionato 'sveglialo!', avvisa l'anestesista che deve ridurre progressivamente la profondità dell'anestesia per riportare il paziente a uno stato di coscienza basale.
'Bentornato!'
Chi? Cosa?
Farfugliamenti incomprensibili.
'Non ti muovere Giacomino (sarà il nome fittizio del pz), ricordati che sei in sala operatoria e sta andando tutto bene.'
Borbottii.
Cioè volete dirmi che l'anestesista sta parlando col paziente e lui risponde?!?!
Impossibile.
Eppure..
Mi allontano dalla mia postazione (ragazzi, questa volta è stato davvero difficile trovare il mio angolino senza disturbare nessuno!) e con estrema cautela mi avvicino al letto operatorio.
Potete immaginare la mia sorpresa nel constatare che il nostro buon Giacomino aveva gli occhi aperti, rispondeva a semplici domande pre-impostate dalle psicologhe, mentre dietro di lui i chirurghi si davano da fare per riconoscere i confini della lesione espansiva da asportare senza intaccare le porzioni adibite al linguaggio, attraverso stimolazioni ad hoc.
'Forza, cosa c'è su questa carta?'
'Cane'
'Bene, qui?'
'Cusciafssjkcn'
Panico! Doveva essere un cuscino, non un neologismo!
Due secondi di pausa!
Tutti un bel respiro!
Significa che durante l'esecuzione dell'intervento si è andati in strettissima prossimità (si, parliamo di millimetri) di una porzione della circonvoluzione frontale inferiore deputata alla produzione del linguaggio. Perciò, con calma risolutiva, il chirurgo, mentre si continua a stimolare il paziente, circumnaviga tale porzione e prosegue imperterrito nell'intervento, che continuerà fino al termine senza alcuna battuta d'arresto.
Amazement awaits us at every corner (J. Broughton) |
Ancora una volta.
Non riuscivo a capacitarmi di come potesse essere accaduto!
Ok, il cervello non ha recettori del dolore come invece ne è estremamente provvista la cute, i muscoli e il cranio; per cui escludiamo la dimensione nocicettiva.
Però stavo veramente assistendo a qualcosa di estremamente unico nel suo genere.
Fermatevi due secondi e ragionate.
Avere modo di accedere alle aree più profonde del cervello, il prezioso caveau del nostro essere, con un notevole salvagente che si traduce nello svegliare il paziente che, consapevole di quello che sta accadendo, sarà la vostra guida, il vostro tom-tom!?
Se ancora ci penso ora, a distanza di mesi, in realtà sorrido (il brividino lungo la schiena rimane eh).
Sorrido perché avere la fortuna di individuare un qualcosa che permetta di stimolarti, di fissare ulteriormente il percorso che vorresti intraprendere, di stabilizzarti sui mille pensieri che ora come non mai attraversano con violenza e senza riguardo la tua quotidianità, di rinnovare in te quello stupore così genuino, non è scontato.
E quindi si, la strada è lunghissima. Ma chissà se prima o poi avrò la fortuna di urlare anche io quel 'sveglialo' e allora mi ricorderò del buon Giacomino, e di come anche in una sala operatoria si può rinnovare una certa magia.
Diamo tempo al tempo.
Intanto sorrido, che male non fa.
No tranquilli, non è una crisi gelastica.
P.S: se non fossi stato sufficientemente chiaro, basta andare su YouTube e cercare awake surgery.
E nulla, lasciatevi meravigliare.
Caspita. Sapevo che la neurochirurgia era affascinante ma mai di quanto tu non l'abbia descritta. Grazie di cuore.
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