Se facessi un sondaggio in una qualsiasi popolazione, sono certo che alla domanda 'come vi immaginate la chirurgia?' una buona parte risponderebbe convinto raccontandomi le gesta dei Derek Sheperd e Meredith Grey del caso, sottolineando come in ambito chirurgico si svolgano solo ed esclusivamente formidabili interventi, sempre identificabili all'interno degli annali di storia della chirurgia, pronti a rimodellare il significato stesso della professione.
Forse sarebbe la carta vincente da utilizzare ad un evento promozionale.
Una fetta altrettanto numerosa rappresenterebbe l'ala degli scettici, di chi vede nella chirurgia una pratica monotona e barbara.
E quindi partirebbe uno scontro infinito.
Ma non siamo qui per questo.
Siamo qui per mettere a nudo il puro significato della chirurgia, in particolare della neurochirurgia, forse la più nobile tra tutte (chiedo venia a tutte le Cristina Yang che credono che tale primato spetti alla cardiochirurgia) che nella sua aura di mistica complessità, è talvolta lineare nel trattamento e nella risoluzione di patologie.
Come quella volta con l'ascesso cerebrale.
Quella volta che in una routinaria domenica d'ottobre, in PS arrivò un paziente che era stato operato per asportazione di meningioma l'agosto precedente. Lamentava saltuarie crisi motorie parziali all'emisoma sinistro, senza l'associazione ad alti segni/sintomi neurologici. Negava inoltre storia di traumi, i suoi parametri vitali erano nella norma inclusa la temperatura corporea.
Ancora mi ricordo lo sguardo dello strutturato che stavo seguendo, lo sguardo di chi ne ha visti a centinaia di casi simili, lo sguardo di chi sa che un tumore non si riforma in tempi così brevi e che quindi può escluderlo rapidamente dalla diagnosi differenziale, lo sguardo di chi conosce a occhi chiusi l'algoritmo decisionale in situazioni del genere.
Per cui, pronti e via!
Bando alle ciance: mentre si prende visione degli esami ematochimici in cui si evince un importante leucocitosi e una PCR alle stelle (segni di un processo infiammatorio in atto), ma ancora senza temperatura, il paziente viene inviato a fare una TC encefalo, ormai indispensabile nella medicina moderna per poter aver la certezza di riconoscere e localizzare la lesione da trattare.
Ed eccolo lì: un incremento dell'edema della sostanza bianca parietale destra, in adiacenza alla pregressa cavità chirurgica, con lieve shift verso sinistra del setto pellucido e impregnazione contrastografica della cavità chirurgica, in prima ipotesi di significato flogistico.
Banale potrete dire voi, grazie a Dio può dire il paziente!
La causa del disturbo motorio che caratterizzava le sue giornate era la presenza di quello che sembrava un ascesso cerebrale, in prossimità della regione sede del meningioma asportato precedentemente.
Ottimo, direte voi, possiamo ricoverare con calma il paziente e sottoporlo all'intervento nei prossimi giorni, è anche domenica! Che fretta c'è?! La neurochirurgia è noiosa, dicono tanto che l'urgenza sia uno degli elementi caratterizzanti e poi, ricoverano e aspettano?
Calma calma, non scaldiamoci e facciamo un passo indietro.
Rileggiamo il referto della TC encefalo e guardiamo queste scansioni (recuperate da un caso simile, Cano Sierra et al. Teeth infettino may shunt through Fontan in high-altitude conditions. Ann Transl Med. 2018; 6)7):118)
Lo shift! Il vero nemico del neurochirurgo?
Si, un ascesso perde in partenza. E' un nemico piuttosto limitato da combattere e sconfiggere; però, come tutte le lesioni intracraniche ha nella sua faretra, una freccia piuttosto avvelenata: provocare un aumento della pressione endocranica. Il cranio non è come l'addome, è un contenitore incomprimibile, perciò quando una qualsiasi lesione espansiva si fa spazio all'interno della scatola cranica il rischio che eserciti un effetto massa, evidenziabile clinicamente con segni neurologici e all'imaging con uno shift (uno spostamento) delle strutture della linea mediana, è dietro l'angolo, proprio come nel nostro caso.
Per cui, non c'è un attimo da perdere! Si, non abbiamo ancora uno shift importante dal punto di vista dimensionale e non abbiamo ancora pupille miotiche. Giusto, ma non dobbiamo stare qui a aspettare che accada qualcosa di irrisolvibile! Ecco quindi che viene presa la decisione: non possiamo aspettare che la terapia antibiotica empirica contro gli ascessi cerebrali faccia effetto, dobbiamo portare il paziente in sala operatoria!
Seguo fremente lo strutturato fino a quelle quattro mura piastrellate, quello spazio in cui il tempo si ferma, e tutto va alla velocità impostata dai gesti fluidi e dinamici del chirurgo..
Ma torniamo a noi, al nostro paziente e al nostro ascesso.
Paziente sedato e intubato, è pronto per l'incisione!
E' supino con la spalla destra sollevata e il capo ruotato verso sinistra. Dopo accurata disinfezione cutanea con Betadine e anestesia locale, viene riaperta la cicatrice pronto-temporale destra, ricordo dell'asportazione di quel meningioma.
Ed eccolo lì, emergere già prepotentemente: dal margine della craniotomia si evidenza infatti fuoriuscita di materiale purulento. Viene perciò rimosso l'opercolo osseo che viene conservato in soluzione fisiologica e antibiotica (clindamicina). Prima di accedere al cervello tramite incisione durale, viene asportata la componente purulenta extradurale e inviata per esame colturale perché si possa impostare una terapia antibiotica mirata nel post-operatorio a seconda del germe responsabile. Anche la plastica durale inserita nel precedente intervento è completamente contaminata: asportata e anch'essa invita per indagini microbiologiche approfondite.
Respiro.
Un primo tempo è andato. Sgranchiamoci un attimo.
Non io, sono troppo impiantato a terra: ogni volta che si apre la dura e si scorgono le circonvoluzioni cerebrali mi paralizzo. Ma non per timore o che, perché è meraviglioso: avere presente gli occhi a cuore dei manga giapponesi? Uguale.
Torniamo al nostro intervento. Aperta la dura madre, si riconosce una reazione flogistico-infettiva a livello del pregresso focolaio chirurgico coinvolgente l'aracnoide, sovrastante il parenchima cerebrale adiacente. Perciò, tramite dissezione smussa si rimuove il tessuto infetto che viene inviato per l'esame colturale. Effettuati numerosi lavaggi con soluzione fisiologica anche nello spazio sottodurale, si verifica con ecografia intraoperatoria (se non ne avete mai sentito parlare, pazientate che vi racconterò in una prossima puntata) la regione che non mostra complicanze a livello della cavità chirurgica né presenza di ulteriori raccolte sospette.
Prima della chiusura e riapposizione dell'opercolo osseo, si può dimostrare una netta riduzione della tensione del parenchima cerebrale rispetto all'apertura, segno che le strutture cerebrali stanno riacquisendo la loro fisiologica posizione e il pericolo erniazione brain shift correlato è scampato!
Abbiamo vinto!
Ma la vera e definitiva vittoria, si ha al risveglio quando il paziente non mostra più nelle ore post-operatorie alcuna crisi motoria parziale.
E' così. Anche quello che poteva sembrare un banale intervento di routine si è trasformato nella risoluzione concreta ed effettiva del problema.
La neurochirurgia, spesso, garantisce questo.
Ed è forse questo che da qualche anno a questa parte mi entusiasma tanto: permettere in numerose occasioni di risolvere subito il problema senza aspettare, senza incrociare le dita che una terapia endovena funzioni.
E' questa una delle tante qualità di questa branca medica.
E poi, diciamocelo, se anche voi poteste vedere anche solo una circonvoluzione cerebrale dopo una craniotomia, non vorreste vedere altro.
Fidatevi di me.
E' supino con la spalla destra sollevata e il capo ruotato verso sinistra. Dopo accurata disinfezione cutanea con Betadine e anestesia locale, viene riaperta la cicatrice pronto-temporale destra, ricordo dell'asportazione di quel meningioma.
Ed eccolo lì, emergere già prepotentemente: dal margine della craniotomia si evidenza infatti fuoriuscita di materiale purulento. Viene perciò rimosso l'opercolo osseo che viene conservato in soluzione fisiologica e antibiotica (clindamicina). Prima di accedere al cervello tramite incisione durale, viene asportata la componente purulenta extradurale e inviata per esame colturale perché si possa impostare una terapia antibiotica mirata nel post-operatorio a seconda del germe responsabile. Anche la plastica durale inserita nel precedente intervento è completamente contaminata: asportata e anch'essa invita per indagini microbiologiche approfondite.
Respiro.
Un primo tempo è andato. Sgranchiamoci un attimo.
Non io, sono troppo impiantato a terra: ogni volta che si apre la dura e si scorgono le circonvoluzioni cerebrali mi paralizzo. Ma non per timore o che, perché è meraviglioso: avere presente gli occhi a cuore dei manga giapponesi? Uguale.
Torniamo al nostro intervento. Aperta la dura madre, si riconosce una reazione flogistico-infettiva a livello del pregresso focolaio chirurgico coinvolgente l'aracnoide, sovrastante il parenchima cerebrale adiacente. Perciò, tramite dissezione smussa si rimuove il tessuto infetto che viene inviato per l'esame colturale. Effettuati numerosi lavaggi con soluzione fisiologica anche nello spazio sottodurale, si verifica con ecografia intraoperatoria (se non ne avete mai sentito parlare, pazientate che vi racconterò in una prossima puntata) la regione che non mostra complicanze a livello della cavità chirurgica né presenza di ulteriori raccolte sospette.
Prima della chiusura e riapposizione dell'opercolo osseo, si può dimostrare una netta riduzione della tensione del parenchima cerebrale rispetto all'apertura, segno che le strutture cerebrali stanno riacquisendo la loro fisiologica posizione e il pericolo erniazione brain shift correlato è scampato!
Abbiamo vinto!
Ma la vera e definitiva vittoria, si ha al risveglio quando il paziente non mostra più nelle ore post-operatorie alcuna crisi motoria parziale.
E' così. Anche quello che poteva sembrare un banale intervento di routine si è trasformato nella risoluzione concreta ed effettiva del problema.
La neurochirurgia, spesso, garantisce questo.
Ed è forse questo che da qualche anno a questa parte mi entusiasma tanto: permettere in numerose occasioni di risolvere subito il problema senza aspettare, senza incrociare le dita che una terapia endovena funzioni.
E' questa una delle tante qualità di questa branca medica.
E poi, diciamocelo, se anche voi poteste vedere anche solo una circonvoluzione cerebrale dopo una craniotomia, non vorreste vedere altro.
Fidatevi di me.